HP“Siete in gamba voi due e lavorate bene insieme. Create un’azienda di strumenti elettronici, avrete successo.” Il professore di ingegneria elettronica Frederick Terman non aveva dubbi. Quei due studenti davanti a lui, due giovani ingegneri appena laureati di 25 anni, erano sicuramente quelli che avevano la migliore abilità tecnica del suo corso alla Stanford University di Palo Alto in California. I due ragazzi, si conoscevano da anni: erano compagni di banco, molto affiatati e pieni di inventiva. Incoraggiati dal loro professore si misero a creare un’azienda, un luogo dove lavorare insieme e creare nuovi strumenti tecnologici. Però di soldi ne avevano pochi. Come fare? Uno dei due si sposò con Lucille Salter nel 1938 e fu proprio lei a trovare una casa in affitto in Addison Avenue al numero 367 di Palo Alto per soli 45 $ al mese. I due sposini andarono a vivere nella casa, l’altro neo ingegnere prese possesso della dependance e nel garage i due ex studenti crearono il loro laboratorio. Il primo strumento che Bill Hewlett e Dave Packard misero a punto, nelle loro nottate e nei loro fine settimana, fu un Oscillatore Audio, uno strumento che serviva a calcolare il timbro corretto del suono. Hewlett e Packard lo brevettarono con il nome di 200 A, per non farlo sembrare il primo e per non far credere che ci fosse un modello solo, bluffando. Il primo cliente che si interessò all’Oscillatore fu niente meno che Walt Disney. La Disney, la grande Disney, stava realizzando proprio in quei giorni un film rivoluzionario: Fantasia. Il film, tutt’oggi un capolavoro dell’animazione, unì per la prima volta Musica Classica e Cartoni Animati. Famosissima la sequenza di Topolino Apprendista Stregone che anima decine di scope per poter portare l’acqua. Il film fu il primo nella storia del cinema ad usare la Tecnologia Stereo. E per misurare correttamente questa tecnologia la Disney ordinò otto oscillatori proprio ai due ingegneri. Hewlett e Packard rimasero sorpresi ed entusiasti dell’ordine, ma qua nacquero un paio di problemi. Il primo: a quale prezzo vendere l’Oscillatore? Non avevano né listini, né mai fatto un’offerta commerciale, e non volevano passare da pivellini con un cliente così importante. Alla fine decisero che ogni  pezzo sarebbe costato 54,45 $ inventando un prezzo che potesse sembrare reale, bluffando nuovamente. Il secondo: come chiamare l’azienda che doveva vendere la loro invenzione? Non avevano dubbi: volevano usare i loro cognomi. Ma in che ordine? Se si usava l’ordine alfabetico usciva Hewlett & Packard, ma se si mettevano in ordine di età l’ordine si invertiva e diventava Packard & Hewlett. Fu Lucille a risolvere la questione con il consueto senso pratico delle donne: tiriamolo a sorte con una moneta, propose. Testa prima Hewlett, croce prima Packard. Indovinate cosa uscì? Testa direte voi! Trovando oggi il marchio HP, tra i più diffusi al mondo su computers, stampanti e scanners, il risultato non poteva che essere quello. Invece no. Uscì croce. Ma il giorno dopo, quando con un capitale sociale di soli 538 $, Packard andò a registrare l’azienda, decise di cambiare nome all’ultimo momento, privilegiando il cognome del suo caro amico compagno di studi Hewlett. Nacque HP. Da allora l’azienda ebbe un vero e proprio boom. Bill era un genio dell’elettronica, Dave invece era molto bravo nella parte finanziaria. Cominciarono a costruire di tutto ma si specializzarono nei calcolatori elettronici. Nel 1951 Hp inventò un misuratore di frequenza ad alta velocità che consentiva alle stazioni radio di definire accuratamente le frequenze. Nel 1957 Hewlett-Packard emise le prime azioni e quattro anni dopo entrarono ufficialmente nel listino della Borsa di New York. Nel 1966 venne prodotto il primo computer e nel 1968 Hp distribuì il primo calcolatore scientifico da scrivania, il modello 9100, che memorizzava programmi su scheda magnetica. Bill in particolare aveva la fissazione per i calcoli. Da buon ingegnere girava sempre con una matita e un taccuino nel taschino della camicia. Si chiese: cosa sognano gli ingegneri? Risposta facile: portarsi sempre dietro il proprio calcolatore da scrivania per riuscire a fare qualche calcolo difficile correttamente, come radici quadrate o equazioni logaritmiche. Erano gli inizi degli anni settanta e questi calcolatori erano molto ingombranti, pesanti e con un cavo per l’alimentazione elettrica. Ma Bill voleva realizzare una calcolatrice in miniatura e lanciò la sfida al suo team di ingegneri e in pochi mesi i laboratori HP, che si erano spostati ormai da anni dal vecchio garage, crearono l’HP35, la prima calcolatrice portatile. L’HP35, 35 perché aveva 35 tasti, però aveva un costo molto elevato: 350 $. Dave fece fare un’indagine di mercato per vedere se c’era la possibilità concreta di diffondere il prodotto. Nonostante il parere negativo dell’indagine Bill ne fece realizzare lo stesso 10.000 pezzi fregandosene di grafici e statistiche. In brevissimo tempo, diciotto mesi dopo, HP vendette oltre 100.000 pezzi e la gente era disposta a farsi lunghe file per comprarla. Ecco la forza dei due ingegneri di Palo Alto: credere in un progetto e portarlo avanti nonostante tutto. La HP fu la prima azienda della Silicon Valley, nome coniato nel 1971 dal giornalista Don C. Hoefler per indicare la Santa Clara Valley in California. Famosa fino ad allora per la coltivazione delle prugne, fu chiamata “Silicon” per la forte concentrazione iniziale di fabbricanti di semiconduttori e processori fatti da microchip basati sul silicio, che poi fecero da attrazione per l’insediamento successivo di aziende sviluppatrici di hardware e software. San Josè è la capitale di questa valle che conta circa quattro milioni di abitanti, e se l’HP è riconosciuta come la “madre” di tutte le aziende innovative della zona, il boom si ebbe negli anni 50, grazie ad un incubatole tecnologico creato dall’Università di Stanford, lo Stanford Research Park, voluto proprio da quel professore di ingegneria elettronica che anni prima aveva incoraggiato i due neo ingegneri, Bill Hewlett e Dave Packard, a fondare la loro azienda: Frederick Emmons Terman. Cosa vuol dire avere una vision. Nella valle di Santa Clara sono nate e si sono sviluppate il più alto numero di aziende innovative che negli ultimi anni hanno cambiato le nostre abitudini: aziende come Xerox, Cisco, Apple, Yahoo, Google, Facebook, LinkedIn, Electonic Arts, ma il garage di Addison Avenue al numero 367 di Palo Alto, affittato per soli 45 $ al mese, è considerato il luogo dove nacque tutto. Nel 1987 il Garage è stato registrato come California Historical Landmark No. 976 e ufficialmente dichiarato “Birthplace of Silicon Valley”. Nel 2007 è stato inserito nella lista del National Register of Historic Places degli Stati Uniti d’America. HP nel 2000 ha comprato il Garage e lo preserva per le future generazioni. Hewlett e Packard non furono solo degli innovatori tecnici, lo furono anche nel mondo del lavoro, perché applicarono ai loro dipendenti quel principio che essi stessi avevano sempre applicato l’uno verso l’altro: la fiducia. Introdussero concetti rivoluzionari come l’Orario Elastico, cioè la possibilità di entrare dalle 6 alle 9 all’ora che si vuole e fare le ore necessarie, oppure l’Open Space, cioè un’organizzazione completamente diversa dell’ufficio, cambiando completamente l’architettura, abbattendo i muri e facendo circolare le idee. Nel 1941, a proposito di idee, i due fondatori dell’HP, Bill e Dave, hanno formulato le 11 Regole del Garage. Eccole:
  1. Believe you can change the world.
  2. Work quickly, keep the tools unlocked, work whenever.
  3. Know when to work alone and when to work together.
  4. Share tools, ideas. Trust your colleagues.
  5. No Politics. No bureaucracy. (These are ridiculous in a garage.)
  6. The customer defines a job well done.
  7. Radical ideas are not bad ideas.
  8. Invent different ways of working.
  9. Make a contribution every day; if it doesn’t contribute, it doesn’t leave the garage.
  10. Believe that together we can do anything.
  11. Invent.
  1. Convinciti che puoi cambiare il mondo.
  2. Lavora velocemente, tieni gli attrezzi sempre a portata di mano.
  3. Sappi quando lavorare da solo e quando lavorare in gruppo.
  4. Condividi strumenti e idee: abbi fiducia nei tuoi colleghi.
  5. Niente politica, niente burocrazia (sono ridicoli in un garage).
  6. Solo il cliente definisce un lavoro ben fatto.
  7. Le idee radicali non sono idee cattive.
  8. Inventa modi diversi di lavorare.
  9. Fai un progresso ogni giorno.
  10. Sii convinto che insieme si può fare.
  11. Inventa.
Queste 11 regole sono talmente belle che possono essere generalizzate per diventare un vero e proprio manifesto di tutte quelle aziende che tentano con fatica di emergere e innovare. Un po’ come ha fatto VoipVoice in questi anni. Noi non siamo nati in un Garage, certo, ma un sorriso nasce spontaneo quando pensiamo che dove c’era il nostro primo ufficio, un bugigattolo di pochissimi metri quadrati sopra una scala, oggi si trova un bel… gabinetto. Però quello spirito che troviamo nelle Regole del Garage è il nostro. Anche nel 2016 inventeremo nuovi servizi, lo faremo insieme ai nostri partners, cercando di migliorare ogni giorno, migliorando le nostre procedure, convinti dei nostri obiettivi, con il cliente come giudice, senza chiedere nulla a nessuno, pieni di fiducia tra di noi, una fiducia che sia riposta su noi stessi o sul nostro team, e, velocemente, cercheremo di migliorare il mondo. Buon 2016 VoipVoice!! – Simone Terreni – https://www.youtube.com/watch?v=nMNCDF_u8hE  
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